C’è sempre stato un buon motivo per andare a Tangeri. Jean Genet, Paul Morand, Mohamed Choukri, Tennessee Williams, Allen Ginsberg, Byron Gysin, William Burroughs, Pierre Loti, Edgar Degas, Henri Matisse… lo hanno avuto. Chi per vivere un amore, spesso proibito. Chi per sfuggire alla legge. Chi per cercare un altrove dove nascondersi o dove affrancarsi da obblighi insostenibili. Chi per cercare le parole necessarie a una poesia o a un romanzo. Chi per dare nuova luce ai colori. Chi per perdersi, semplicemente. O chi, come Thomas Berra, che è andato a Tangeri “per prendere la linea e fare una passeggiata” (Paul Klee). Per vagare, cioè, senza meta in un foglio di carta. E senza limiti. A Tangeri, le linee di Thomas non hanno tracciato confini, né segnato percorsi obbligati. Come fuochi fatui hanno illuminato apparizioni improvvise e hanno impressionato sulla carta sogni divenuti segni. A Tangeri, Thomas ha costruito un labirinto segreto in cui lui ha passeggiato leggero e sicuro. E, incuranti di uscire, a noi fa piacere perdersi al suo interno.

Casabarata

Le Opere esposte