La percezione visiva di forme e colori cambia ogni volta che si guarda un soggetto. Accade con il paesaggio urbano che abbiamo intorno, o quello quotidiano fatto di piccole e cose: la natura, gli eventi nuovi e le immagini che fermano lo sguardo. Insomma, accade spesso. E questa percezione dipende da diversi fattori: dal sentimento del momento in cui si osserva quella cosa, o semplicemente da una giornata di sole o una, grigia, di pioggia. Con le opere di Michela Picchi la percezione cambia costantemente. Ogni volta è diversa. “E’ nata una stella“, mi verrebbe da citare, o, più nel profondo, penso a uno stralcio dai Fiori del male di Baudelaire, dove ” Il globo fragile e luminoso prende un grande slancio e sputa la sua anima gracile come un sogno d’oro”. Ecco, non d’oro ma di turchese è il globo creato da Picchi, che cattura l’utente e lo coinvolge in situazioni dalla statica apparenza, che invece mutano sempre. Questa percezione non dipende da un tono o da un umore. Dalla luce, o da chi si ha accanto. Dipende invece dal colore e dai soggetti che vediamo dipinti, perché provengono da un mondo laterale che l’artista romana recupera da qualche anfratto nascosto.