Oltre 20 lavori che rielaborano fotografie di contesti urbani milanesi, ritratti dall’obiettivo imparziale di Google Maps. La rappresentazione di questi paesaggi ricorda la tecnica del pointillisme, ma a un occhio attento appare evidente che al posto del colore sono utilizzate le lettere del linguaggio impiegato dai primi hacker. La separazione dei piani della realtà genera un alter-ego, nato da una ricostruzione 3-D, rappresentata in prospettive estranianti e dimensioni quasi irreali. Una presenza dallo sguardo distaccato, volto all’osservatore, in un tentativo di ricongiungimento con il suo doppio, dal quale
resta fatalmente separato. La quiete si rompe
nella tensione della fuga dalla tela, una porta
che divide il reale dalla sua interpretazione.

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