Words intrise di frammenti rubati alla società accelerata dell’odierno cybermondo, ma anche street corner, nei quali l’artista riversa con sfogo il suo essere controverso. Dal 2000, inizia a lavorare su pannelli di compensato e tele, dove con spray, pennello e acrilico, inizia a focalizzare l’attenzione verso nuovi particolari, questa volta dettagli anatomici di volti femminili, nettamente stagliati sul supporto, quasi sempre pulito, bianco. “Lavorare sul tratto è l’unico modo per riempire il ritratto di anima e spessore soggettivo”. Si tratta di contaminazioni tra linguaggio e comportamento che si fondono in un’architettura visiva ove immagine, parola ed evocazione storica collettiva seppure intima e introspettiva – si offrono simbiotiche allo sguardo, per giungere, alla creazione di veri e propri polittici di piani scomposti e compenetranti (2004 – 2011). L’artista ama definire queste sue molteplici ricerche ‘studi’ o ‘progetti’, di cui un esempio è la serie dei Trittici, grandi ritratti che coprono tutta la tela o i volti scontornati, i cui particolari vogliono simbolizzare l’idea di purezza, affiorando isolati in lineamenti appena accennati, in cui prevale il concetto del “togliere”.